31 gennaio 2014

una breve storia della stampa_9: caratteri in legno

caratteri mobili in legno di piccole e grandi dimensioni di Nora letterpress
i nostri caratteri mobili derivano da una impegnativa ricerca presso vecchie tipografie, con qualche dono da parte di cari amici ex professionisti del settore

nella foto in alto, anche una recente piccola edizione realizzata da Nora letterpress su commissione con una poesia inedita in francese e una incisione a tiratura limitata di un bravo artista italiano

26 gennaio 2014

una breve storia della stampa_8: caratteri mobili in metallo e clichè


sul piano di un'altra macchina da stampa caratteri mobili in metallo e clichè tipografico a forma di manina indicatrice





video con composizioni intonarumori dei futuristi dedicate alla Macchina tipografica

25 gennaio 2014

una breve storia della stampa_7: proof press!

ecco una delle nostre macchine da stampa per letterpress...
si tratta di una Vandercook, la vera reginetta numero 1 tra le diverse tipologie di macchinari impiegabili!
nella foto in alto si intravedono i caratteri mobili impaginati nelle guide di metallo, pronti per essere stampati.

23 gennaio 2014

una breve storia della stampa_6: il torchio di William Morris.. e quello dello studio Nora letterpress!

il 6 dicembre 2013 nella sede di Christie's al Rockfeller Plaza di New York il torchio del 1891 impiegato da Wiliam Morris per le sue edizioni Kelmscott Press è stato venduto al Rochester Institute of Technology per il suo Cary Graphic Arts Collection al prezzo di 223.000 dollari! 

questo torchio è un modello Albion Press.. be', ce l'abbiamo anche noi nello studio!

foto sopra: torchio Albion Press ottocentesco nello studio Nora letterpress..
foto sotto: torchio Albion Press di William Morris, courtesy Christie's New York 

19 gennaio 2014

una breve storia della stampa_5: la stampa tipografica (rilievografica) o letterpress

In primis, attenzione a non confondere la definizione stampa "tipografica" con tipografia, ovvero con la denominazione con cui nel comune modo di parlare si definisce una ditta che stampa con i macchinari odierni, anche i più sofisticati e su carte con effetti vari, qualsiasi genere di prodotto stampato, dal volantino alla rivista, dal catalogo di mostre ai normali biglietti da visita... quella è stampa offset! non stampa tipografica!
La stampa offset può produrre centinaia di migliaia di copie, in tutti i colori che si desiderano, con un costo legato al mercato del settore ma sempre assolutamente meno impegnativo del letterpress, poichè il letterpress è un procedimento elitario e speciale, in quanto anacronistico, fatto mano artigianalmente in tutti i suoi passaggi, è un procedimento che richiede tempo, cura, macchinari obsoleti che vengono ripristinati e restaurati con molte spese (grazie a specialisti che sono sempre più rari), necessita di tempo e studio, ma ogni realizzazione reca con sè con pezzetto di storia rara.

La stampa tipografica detta anche rilievografica (perchè al tatto si sente l'effetto "di rilievo" dove i caratteri mobili sono stati impressi sulla carta) o letterpress impiega lo stesso principio della tecnica della xilografia (ovvero la grafica d'arte realizzata a partire da una incisione su legno). 
Tutte le parti in rilievo vengono inchiostrate e impresse sulla carta: si effettua perciò una stampa diretta.

Oltre ai caratteri mobili si possono impiegare fregi e clichés (ovvero impianti per la stampa, in forma di lastre) per la riproduzione di immagini, foto e disegni.


una breve storia della stampa_4: dagli antichi torchi alle macchine per il letterpress

La stampa con gli antichi torchi avveniva inchiostrando la superficie dei caratteri mobili, ponendoci sopra un foglio di carta bagnata e infine uno spessore di imbottitura (come un panno in feltro), poi effettuando la pressione con il macchinario, come ancora oggi si procede per stampare la grafica d'arte.
Con l'evoluzione del procedimento, sono state inventate delle presse con leve e cerniere e poi con rulli che, attraverso alcuni specifici passaggi, trasferivano l'inchiostro direttamente sui caratteri mobili.
I singoli fogli venivano ugualmente posizionati di volta in volta a mano su queste presse, ma la ripetizione del movimento grazie al quale la lastra su cui erano posizionati i caratteri mobili veniva premuta contro la carta diveniva più veloce e precisa.


Alla metà del 1800 grazie alla Rivoluzione Industriale e agli sviluppi dell'ingegneria furono create numerose macchine per il letterpress, che ancora oggi sono usate da chi pratica il letterpress  come hobby o, come Nora letterpress, crea piccole linee di cartoleria e grafica.
Nel XX secolo furono sviluppate delle presse con alcune mosse di presa e restituzione della carta automatiche come la Kluge e la Heidelberg, ma il procedimento di Gutenberg rimase comunque invariato per oltre 300 anni.

foto in alto: silhouette stampata da Nora letterpress



17 gennaio 2014

una breve storia della stampa_2: il signor Gutenberg o della stampa in rilievo


Il più antico sistema di stampa è quello della stampa in rilievo, che era un tempo eseguita con incisioni in legno e la cui storia nasce già nel 200 dC in Cina. Poi il tedesco Johannes Gutenberg attorno alla metà del quattrocento inventò i caratteri mobili in metallo.

La procedura "tipografica"(tipi = caratteri, grafia = scrittura) consente la riproduzione di libri basandosi sul principio della stampa in rilievo.



foto in alto: ritratto di Gutenberg da biography.com
sotto: printing press in legno (1568), queste presse potevano produrre oltre 240 stampe all'ora (immagine da da en.wikipedia)

14 gennaio 2014

una breve storia della stampa_1 : i tipi di stampa

stampare qualcosa significa trasferire un'immagine o delle parole

le tipologie di stampa sono 3:

1 - la stampa a rilievo o tipografica, ovvero il letterpress





2 - la stampa offset (planografia, ovvero piana), che si impiega per libri, cataloghi, materiali a stampa vari...


3 - la stampa in rotocalco (impiegata soprattutto per giornali e riviste o per il packaging, con produzioni di grande quantità)

foto
in alto: lettering da pretty-zoo;
sotto: Anaïs Nin alla macchina di letterpress nel 1942, foto da brainpicking;
sotto: stampa a rotocalco da digilander

12 gennaio 2014

07 gennaio 2014

quella sera, le pareva più bella

4.
E arrivando in a casa, era tutta impaziente di riguardare i regali che s'era comprata. Appena messo piede in anticamera, li sciorinava sulla consolle di marmo, e rideva di piacere, eccitata, ansiosa, e si provava davanti allo specchio gli orecchini di vetro colorato, i bracciali di perline e le collane di nocciòle o di legno dipinto. Se poi si recava a qualche ricevimento, era capace di lasciare a casa i brillanti e di ornarsi con una collana di nocciòle o di castagne secche che, quella sera, le pareva più bella. Essa faceva così per la sua ignoranza e magnificenza e spensieratezza di cuore; ma tale era il suo prestigio fra le dame della città, che, se una sera donna Amalia compariva con una collana di castagne secche, la sera dopo dieci dame, comportandosi proprio come scimmie, lasciavano a casa brillanti e smeraldi, e sfoggiavano monili di castagne secche nei teatri e nei saloni. Ora succedeva però che, mentre addosso a donna Amalia le castagne secche figuravano preziose come diamanti, addosso alle altre dame esse avevano assolutamente l'aria di castagne secche.

Elsa Morante, Donna Amalia (1963)

foto in alto da mylusciouslife via pinterest;
sotto: anello foto via luxmall.us

06 gennaio 2014

scrigni e cofanetti

3.
Naturalmente, donna Amalia amava gli ori, gli argenti, le pietre preziose, e ne possedeva tanti scrigni e cofanetti pieni da mortificare una regina. Pure, oltre ai gioielli veri, continuavano a piacerle quelli falsi, che di solito posson dare soddisfazione a una bambina (...). Ciò che l'attirava non era il valore degli oggetti, ma piuttosto il loro effetto, il piacere che essi le davano a guardarli e a portarli. E siccome, a dire tutta la verità, essa era rimasta sempre mezzo analfabeta e aveva conservato lo stesso gusto incolto di quando era una povera ragazza, le cianfrusaglie d'un venditore ambulante potevano piacerle quanto le piaceva il tesoro del Gran Visir, ed era capace di fermarsi a contemplare un carrettino della Fiera come se fosse davanti a una vetrina di Parigi. Quando c'erano le fiere dell'Epifania, o di una qualche altra festa, essa faceva fermare l'automobile all'ingresso della piazza, nelle ore meno affollate; e piano piano, coi suoi piedini passeggiava su e giù davanti alle baracche, ai carretti; e ogni momento le si accendevano gli occhi, e voleva questo e quello.  Così che non bastavano due servitori per caricarsi di tutti i suoi acquisti.

Elsa Morante, Donna Amalia (1963)

foto in alto: card vintage da ebay via pinterest
sotto: anello Old gold boutique

05 gennaio 2014

un tale spettacolo di sogni che, a raccontarli, sembrerebbero le Mille e una Notte

2.
Le sue membra "erano però di un disegno così nobile; e la sua ossatura così vigorosa sotto le carni delicate, che ella appariva quale una gigantessa sacra, una statua dipinta della Processione. Il colore della sua pelle era di un bruno olivastro, e la testa piuttosto piccola, di profilo appariva un po' grifagna, per via del naso fortemente aquilino; ma vista di fronte, ti raddolciva il cuore: in grazia del sorriso, la cui bocca, piccola e carnosa, mostrava dei denti che somigliavano al gelsomino d'Arabia. E in grazia degli occhi i quali (sotto i sopraccigli nerissimi), erano di un ovale sottile, di un colore nero vellutato, lucente,; e riflettevano dei pensieri di un'allegria tanto consolante, che, a guardare quegli occhi, ti pareva di sentir dialogare due uccelli.

La ragione per cui donna Amalia non ingrassava troppo era che, nell'intimo di lei, continuava ad ardere, senza mai consumarsi, quel fervore  che una donna comune può conoscere quando è bambina; ma che poi si frena in gioventù, e tramonta nell'età adulta. 

I sentimenti, i pensieri di donna Amalia erano sempre in moto, sempre accesi; e perfino nel sonno non si quietavano, giacché il suo riposo era un tale spettacolo di sogni che, a raccontarli, sembrerebbero le Mille e una Notte." 

Elsa Morante, Donna Amalia (1963)

immagini della plaquette realizzata da Nora letterpress come dono-bomboniera in occasione del battesimo di Stella

03 gennaio 2014

Donna Amalia

1.
Donna Amalia Cadorna (...) era più alta del comune, non soltanto fra le signore, ma anche in confronto alla media degli uomini; così che la si vedeva torreggiare nei salotti e a teatro, in qualsiasi compagnia si trovasse. Di più, essa portava sempre scarpette dai tacchi sottili e altissimi, per far meglio figurare il suo piedino, che, in contrasto con la statura, aveva piccolo come un piede di bambola. Le sue scarpette parevano uscite dalla bottega d'un orefice piuttosto che da quella d'un calzolaio.

Elsa Morante, Donna Amalia (1963)

foto coprispalle e scarpette da sposa modello Oyster Bed d'Orsay di bhldn

01 gennaio 2014

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