25 dicembre 2016

agrifoglio o pettirossi


Tutti i Natali si somigliano talmente in quegli anni ormai dietro l'angolo della città di mare e senza più suoni tranne l'angolo della città di mare e senza più suoni tranne il lontano parlottare delle voci che sento a volte per un attimo prima di addormentarmi, che non riesco mai a ricordare, se nevicò sei giorni e sei notti quando avevo dodici anni o se nevicò dodici giorni e didici notti quando avevo sei anni (...).

Tutti i Natali rotolano giù dalla collina verso il mare che parla gallese, come una palla di neve che si fa sempre più bianca e grossa e rotonda, come una luna fredda e frettolosa a capofitto nel cielo che era la nostra strada; e si fermano sul margine delle onde orlate di ghiaccio, che gelano i pesci, e io affondo le mani nella neve e tiro fuori tutto ciò che trovo: agrifoglio o pettirossi o pudding, baruffe e canti e arance e fischietti di latta, e il fuoco acceso in salotto, e bum! fanno i petardi e santo santo fanno le campane, e le campane di vetro tremano sull'albero, e Mamma l'Oca (...) e Piccole Donne e ragazzini che si servono di torta per tre volte, teddy-bears (...), organetti a bocca, soldatini di piombo, e biancomangiare (...).

Affondo la mano in quella bianca, lanosa, scampanellante palla di vacanze ferma sull'orlo del mare che canta canzoni natalizie.

Dylan Thomas | Ricordi di Natale, 1945 
(Einaudi, trad. Floriana Bossi)
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