15 ottobre 2011

in uno di quegli eden che tu vai sognando




















































- Sì! Sì! - esclamò il pirata delirante. - Sì, se tu vorrai, io ti porterò lontano lontano da questi luoghi che ridestano in entrambi dolorosi ricordi, tanto lontano che ogni pericolo per me scompaia, tanto lontano da non udirne parlare più mai, né della mia Mompracem, né della tua Labuan. Ti porterò su una di quelle isole solitarie, in uno di quegli eden che tu vai sognando, dove noi potremo andare assieme e danzare sulle onde del mare fra le brezze del levante, unico mio ricordo, e dove potremo andar a danzare sotto le foreste poetiche, tua unica rimembranza di Labuan. Parla, dillo, e io ti porterò lontano da questi luoghi e da questi popoli, dove dimenticati, ma felici, potranno vivere assieme, come due colombi innamorati, il terribile pirata che si è lasciato dietro torrenti di sangue e la gentile Perla di Labuan, dove una lagrima saranno i nostri dolori, un sospiro i nostri ricordi, un bacio le nostre gioie! Oh! dillo Marianna, che tu verrai!...


*
da Emilio Salgari, La Tigre della Malesia, 1884-86

14 ottobre 2011

coprirti di diamanti, di oro e di perle

















































- Sì! Sì! - esclamò con voce soffocata la giovanetta, che sentì allora di amarlo più che mai.
 - Ah! tu confessi adunque che io non sono un assassino, che io non sono un miserabile. Tu confessi adunque che la Tigre della Malesia è degna d'amarti? Dimmi colle tue labbra divine che tu mi ami e io, la terribile Tigre, divento tuo schiavo!
- Sì, Sandokan. Ti amo! Ti amo e più oggi che ieri!
 Il pirata l'attirò a sé e la circondò colle braccia tremanti. Un lampo di sconfinata gioia illuminava il suo truce volto, e le labbra, quelle labbra da tigre che avevano bevuto sangue umano, si apersero ad un sorriso di indefinibile felicità.
- Mia, tu sarai mia adunque! - esclamò egli con voce appassionata, ardente, accarezzevole. - Tu sarai della Tigre della Malesia, del pirata! Parla ora, Marianna, parla che io sono tutto tuo. Vorrai essere regina? Non avrai che a parlare e io diverrò tanto forte da farmi re per darti una corona e un regno. Vorrai essere ricca, la più ricca del mondo? Non avrai che da aprire le labbra e io andrò a saccheggiare l'India per coprirti di diamanti, di oro e di perle. Vuoi, perché abbi ad amarmi senza paura, che io mi faccia Inglese? Io, che odio tremendamente i tuoi compatrioti, mi farò Inglese. Vuoi che io abbandoni la mia sinistra carriera e il pirata scompaia dal mondo? Andrò a incendiare i miei prahos perché non abbiano più a corseggiare; andrò a inchiodare i miei cannoni perché non abbiano più a ruggire; andrò a struggere il mio covo sulla mia amata Mompracem e tradirò i miei compagni, il mio stesso fratello Yanez e il pirata, la Tigre si eclisserà, morrà. Dimmi ciò che vuoi, chiedimi l'impossibile e io lo farò. Per te, mi sentirei capace di sollevare l'intero mondo e di precipitarlo attraverso gli spazi del cielo!...
La giovanetta si chinò verso di lui sorridendo, cingendo con le bianche manine la sua testa.
- No, Sandokan - diss'ella commossa. - No, mia valorosa Tigre. Non ti chiedo che di amarti e di concedermi un lembo di terra lontana da questi luoghi che per entrambi sono irti di pericoli, un lembo di terra dove possiamo amarci senza paure.


*
da Emilio Salgari, Le Tigri di Mompracem, 1900
(foto Irene Bayer: Herbert Bayer e Xanti Schawinsky su una spiaggia della Francia meridionale 1928 ca)

17 settembre 2011

si amavano!

Lui, il terribile e sanguinario pirata comprendeva infine che un legame più forte dell'amicizia lo univa a lei, comprendeva infine che questo legame fino come la seta andava ogni dì ingrossando, comprendeva infine che ormai una corrente di reciproca simpatia si era stabilita fra i loro cuori e che infine si amavano!

*
da Emilio Salgari, Le Tigri di Mompracem, 1900
(foto dal film Sabrina)

16 settembre 2011

pesci-cani?































Marianna dei conti Guillonk era nata sotto il bel cielo d'Italia da padre inglese e da madre napoletana. Perduti ancor fanciullina i genitori, ed erede di una cospicua sostanza, era stata raccolta da lord James suo zio, uno dei più intrepidi lupi di mare della flotta britannica, un vero marinaio d'antica schiatta, ruvido, quasi direi brutale, incapace di provare affezione per chicchessia e quindi incapace di provare affezione per l'orfana.
Questo lupo di mare, imbarazzato di trovarsi fra le braccia una nepote, e non fidandosi d'altra parte d'abbandonarla a mani straniere, per nulla disposto allora a piantar radici in terra, l'aveva per così dire rapita dalle spiaggie napoletane portandola seco sui mari. Per più di sei anni l'aveva abituata alla dura vita marinaresca, per più di sei anni l'avea menata a ramingar pel mondo da un porto all'altro, da un'isola a un'altra, da un continente a un altro, fino a che un bel dì, per un inesplicabil capriccio, si era fermato a Labuan dove aveva piantato casa.
Una volta collocata la fanciulla, datale per compagna una napoletana, l'aveva abbandonata completamente a sé stessa, affaccendandosi a cacciare da mane a sera nelle foreste dell'isola o a tentare spedizioni contro i pirati che si era giurato di sterminare.
Mai che il lupo avesse rivolto una dolce parola all'orfana, mai che avesse dimostrato per lei qualche affetto. Si contentava di non contrariare i gusti di lei, pur sempre tenendola in certo qual modo prigioniera fra quelle foreste, come fosse geloso che le fuggisse.
Marianna a tal modo era cresciuta come una specie di selvaggia fra quei boschi, segregata dal mondo civile, contraccambiando, nel fondo dell'anima, l'indifferenza del rozzo lupo di mare.
Si era rinchiusa in quel piccolo mondo cinto d'alberi e recinto di fiori che coltivava con passione, e benché avesse per lungo tempo rimpianto le pittoresche rive del Tirreno, aveva finito a poco a poco coll'abituarsi a quella vita austera, ma che non mancava di poesia, coltivandosi da sé, in una maniera tutta sua.
Amava circondarsi di fiori perché in certo qual modo le rammentavano quelli della sua patria, amava l'immensità perché sapeva trovarvi la poesia del suo paese, amava il mare perché le ricordava quello delle spiaggie napoletane, amava la musica perché le sembrava la voce dei suoi compatrioti. Era cresciuta coraggiosa ed energica quanto dolce e sensibile. Scorrazzava intrepida, quale Diana cacciatrice, le foreste, affrontando arditamente il cignale, sfidando la tigre stessa che ritiravasi dinanzi la canna dell'infallibile sua carabina, inseguendo leggera come un capriolo il babirussa. Attraversava da sola tutte le foreste, senza temere il selvaggio imboscato, pel solo scopo di spingersi fino al mare per vederlo calmo o irritato e gorgheggiare sulle sue rive al tramontar del sole, o per destare gli echi dei boschi col dolce suono della chitarra o della mandola, o per guizzare come una naiade nelle baie, per nulla impaurita della presenza dei pesci-cani.

presenza dei pesci-cani.


*
da Emilio Salgari, Le Tigri di Mompracem, 1900
(immagine: elaborazione da foto di John French)

10 settembre 2011

sorpresa


- Milady!... - esclamò egli con istrana intonazione.
- Mio Dio che avete? - chiese ella sorpresa.
- Voi portate un altro nome, un nome ancora più bello di Marianna Guillonk.
- Quale? - chiesero ad un tempo la giovanetta e il lord.
- Sì... Voi siete la Perla di Labuan. Non potete essere che voi che portate un sì bel nome.  Il lord fece un gesto di sorpresa.
- Come sapete voi, che venite dalla Malacca, che mia nipote si chiama la Perla di Labuan?
- Non è possibile che questo nome datomi dagl'indigeni, sia giunto sino a quelle coste - disse lady Marianna arrossendo.
- No, non l'ho mai udito a Schaja, ma l'ho udito alle Romades. Mi si parlò di una fanciulla d'incomparabile fulgidezza - disse il pirata con slancio appassionato. - Di una fanciulla i cui biondi capelli erano più lucenti dell'oro, più fini dei fili di seta, più profumati dei più odorosi gelsomini del Borneo, i cui occhi erano più azzurri del cielo più puro, e più dolci dello sguardo più languido e la cui voce aveva la proprietà di affascinare e di toccare le corde degli animi più inaccessibili!... Sì, voi siete la Perla di Labuan! Non potete essere che voi che portate un tal nome.



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da Emilio Salgari, Le Tigri di Mompracem, 1900
(foto John French: Barbara Goalen in a Julian Rose dress, 1950)

09 settembre 2011

Egli premette ambe le mani sul cuore





















Egli premette ambe le mani sul cuore che batteva con insolita violenza, e stette lì, muto, anelante cogli occhi fissi su di un punto immaginario che pareva ingigantire, nel mezzo del quale vedeva un nome: Marianna!

D'improvviso udì risuonare dei passi nella stanza vicina. Sussultò e volse istintivamente gli occhi alla porta. Il cuore non batteva più, saltellava e bruciava come vulcano.
Entrò il lord che andò verso il letto col più amabile sorriso. Dietro a lui Sandokan scorse un'ombra, una fanciulla alla cui vista egli gettò un grido di ammirazione e di sorpresa.
Quella fanciulla che andava avvicinandosi a lui guardandolo con curiosità, sfiorando appena appena il tappeto, era la più bella e la più splendida che il pirata avesse mai visto. Era di media statura, di tinta bianca-rosea, con una testolina ammirabile, con occhioni azzurri come l'acqua del mare, una fronte d'incomparabile precisione sotto la quale spiccavano sopracciglia leggiadramente arcuate di un castagno chiaro, un nasino le cui nari mobili dovevano dilatarsi nella collera e nelle passioni e due labbra coralline, che sembravano mature ciliege. Lunghi capelli, sottili, profumati, ondulati, di un biondo lucente che parevano fili d'oro, scendevano in pittoresco disordine sul busticino scollacciato in mezzo al quale spiccavano bianche rose e spilloni dalla capocchia d'argento.
Nel vedere quella graziosa figura dalla taglia elegante, dal portamento superbo, il pirata si sentì scuotere fino al fondo dell'anima. Lui, il sanguinario avventuriere, la terribile Tigre della Malesia, che non avea mai provato emozioni che non fossero da belva, si sentì suo malgrado affascinato. Il suo cuore che poco prima batteva lo sentì ardere, abbruciare, parve che un improvviso fuoco gli scorresse per tutte le vene. Restò lì immobile, come istupidito, col volto stravolto senz'essere capace di staccare i suoi occhi dalla fanciulla.
 - Oh! - esclamò il lord sorpreso da quello strano cangiamento. - Che volto scomposto che avete: state forse male?
 - No!... No!... - esclamò vivamente il pirata scuotendosi.
 - Lasciatemi in tal caso presentarvi mia nipote, Lady Marianna Guillonk, una donna col cuore da fanciulla...
- Marianna Guillonk!... Marianna Guillonk!... - balbettò Sandokan.
 - E che, trovate strano il mio nome? - chiese la giovanetta con un incantevole sorriso.
 Sandokan udendo quella voce trasalì di nuovo. Non aveva mai udito una voce sì dolce risuonare ai suoi orecchi abituati alla terribile musica del cannone. Si credette in preda a un sogno.



*
da Emilio Salgari, Le Tigri di Mompracem, 1900

07 settembre 2011

- Tigrotti, a Labuan! a Labuan!...




immagini in b/n da Lo sceicco bianco di Federico Fellini (1952)
immagini a colori Noraletterpress archive 


06 settembre 2011

- E che recarsi a Labuan sia la massima delle imprudenze?






























Sandokan. Ascoltami ora. 
- Ti ascolto.
- Sai che ho udito ancora parlare della Perla di Labuan
- Ah! - fe' il pirata scattando in piedi. 
- Ecco la seconda volta che questo nome mi giunge agli orecchi e che tocca stranamente una corda sconosciuta del mio cuore. Sai, Yanez, che questo nome mi colpisce singolarmente? 
- Sai almeno che cosa sia questa Perla di Labuan?
- No. Non so ancora se animale o donna. Ad ogni modo mi mette curiosità.
- In tal caso, ti dirò che è una donna.
- Una donna?... Non l'avrei mai sospettato.
- Sì, fratellino mio, una giovanetta dai capelli castani profumati, dalle carni lattee, dagli occhi incantevoli. Akamba, non so ancora in qual modo, la poté vedere una volta, e mi disse che per dimenticarla, gli occorrono fiumi di sangue, e almen cinquanta abbordaggi.
- Ah! - fe' il pirata con voce leggermente agitata. - Akamba ha detto questo?
- Sicuro. - Deve essere, questa Perla, una creatura celeste per toccare il cuore di quel selvaggio.
- È quello che penso pur io, Sandokan. Sai, che io darei il meglio del mio bottino della settimana scorsa per vederla? Sandokan non rispose. Solo le sue labbra si contrassero in istrana maniera, lasciando a nudo i denti, bianchi come l'avorio e accuminati come quelli di una tigre. 
- Vivaddio! - esclamò il Portoghese. - Te lo confesso sinceramente, Sandokan, che mi sento scottare dalla voglia di fare un giretto verso quella dannata isola. So, so bene che non sono che idee, ma...
- E perché non sono che idee? - chiese con tono beffardo Sandokan.
- Chi di noi, andrà a gettar l'âncora sulle coste di Labuan? Sono troppo pericolose oggi.
- Ah! - esclamò Sandokan. - Nol sai chi sarà l'audace, che spiccherà il volo per Labuan?
- In fede mia, nol saprei.
- Ebbene, fratello mio, quest'audace sarò io, la Tigre della Malesia!...
- Sandokan! - esclamò il Portoghese spaventato. - Tu ti vuoi perdere!
La fronte della Tigre s'annebbiò e lo sguardo si fece fosco. - Guarda, Sandokan - continuò Yanez. - Tu sei valoroso fra i valorosi, che fai mordere la polvere ai più valenti campioni di Borneo. Le tue braccia accerchiano potentemente questi mari che possono chiamarsi tuoi. Tu devii le palle dirette sul tuo petto e spunti le armi, ma la forza talvolta cede al numero, e potrebbe darsi che a Labuan incontrassi un nemico potente e forte quanto te e fors'anche più, che potrebbe accerchiarti, avvilupparti, soffocarti. Che ne dici, Sandokan?
Il pirata non disse verbo; solo la sua fronte s'ottenebrò ancor più e le labbra semi- aperte lasciarono sfuggire un rauco sospiro che sembrava un lontano ruggito.


*
da Emilio Salgari, Le Tigri di Mompracem, 1900
(foto John French + wallpaper Cole&Son)

21 agosto 2011

Mompracem!














La notte del 20 dicembre 1849 un uragano violentissimo imperversava sopra Mompracem, isola selvaggia, di fama sinistra, covo di formidabili pirati, situata nel mare della Malesia, a poche centinaia di miglia dalle coste occidentali del Borneo.
Pel cielo, spinte da un vento irresistibile, correvano come cavalli sbrigliati, e mescolandosi confusamente, nere masse di vapori, le quali, di quando in quando, lasciavano cadere sulle cupe foreste dell'isola furiosi acquazzoni; sul mare, pure sollevato dal vento, s'urtavano disordinatamente e s'infrangevano furiosamente enormi ondate, confondendo i loro muggiti cogli scoppi ora brevi e secchi ed ora interminabili delle folgori.
Né dalle capanne allineate in fondo alla baia dell'isola, né sulle fortificazioni che le difendevano, né sui numerosi navigli ancorati al di là delle scogliere, né sotto i boschi, né sulla tumultuosa superficie del mare, si scorgeva alcun lume; chi però, venendo da oriente, avesse guardato in alto, avrebbe scorto sulla cima di un'altissima rupe, tagliata a picco sul mare, brillare due punti luminosi, due finestre vivamente illuminate.
Chi mai vegliava in quell'ora e con simile bufera, nell'isola dei sanguinari pirati?
Tra un labirinto di trincee sfondate, di terrapieni cadenti, di stecconati divelti, di gabbioni sventrati, presso i quali scorgevansi ancora armi infrante e ossa umane, una vasta e solida capanna s'innalzava, adorna sulla cima di una grande bandiera rossa, con nel mezzo una testa di tigre.
Una stanza di quell'abitazione è illuminata, le pareti sono coperte di pesanti tessuti rossi, di velluti e di broccati di gran pregio, ma qua e là sgualciti, strappati e macchiati, e il pavimento scompare sotto un alto strato di tappeti di Persia, sfolgoranti d'oro, ma anche questi lacerati e imbrattati.
Nel mezzo sta un tavolo d'ebano, intarsiato di madreperla e adorno di fregi d'argento, carico di bottiglie e di bicchieri del più raro cristallo; negli angoli si rizzano grandi scaffali in parte rovinati, zeppi di vasi riboccanti di braccialetti d'oro, di orecchini, di anelli, di medaglioni, di preziosi arredi sacri, contorti o schiacciati, di perle provenienti senza dubbio dalle famose peschiere di Ceylan, di smeraldi, di rubini e di diamanti che scintillano come tanti soli, sotto i riflessi di una lampada dorata sospesa al soffitto.
In un canto sta un divano turco colle frange qua e là strappate; in un altro un armonium di ebano colla tastiera sfregiata e all'ingiro, in una confusione indescrivibile, stanno sparsi tappeti arrotolati, splendide vesti, quadri dovuti forse a celebri pennelli, lampade rovesciate, bottiglie ritte o capovolte, bicchieri interi o infranti e poi carabine indiane rabescate, tromboni di Spagna, sciabole, scimitarre, accette, pugnali, pistole.
In quella stanza così stranamente arredata, un uomo sta seduto su una poltrona zoppicante: è di statura alta, slanciata, dalla muscolatura potente, dai lineamenti energici, maschi, fieri e d'una bellezza strana.
Lunghi capelli gli cadono sugli omeri: una barba nerissima gli incornicia il volto leggermente abbronzato.
Ha la fronte ampia, ombreggiata da due stupende sopracciglia dall'ardita arcata, una bocca piccola che mostra dei denti acuminati come quelli delle fiere e scintillanti come perle; due occhi nerissimi, d'un fulgore che affascina, che brucia, che fa chinare qualsiasi altro sguardo.
Era seduto da alcuni minuti, collo sguardo fisso sulla lampada, colle mani chiuse nervosamente attorno alla ricca scimitarra, che gli pendeva da una larga fascia di seta rossa, stretta attorno ad una casacca di velluto azzurro a fregi d'oro. Uno scroscio formidabile, che scosse la gran capanna fino alle fondamenta, lo strappò bruscamente da quella immobilità. Si gettò indietro i lunghi e inanellati capelli, si assicurò sul capo il turbante adorno di uno splendido diamante, grosso quanto una noce, e si alzò di scatto, gettando all'intorno uno sguardo nel quale leggevasi un non so che di tetro e di minaccioso.
- È mezzanotte - mormorò egli. - Mezzanotte e non è ancora tornato!
Vuotò lentamente un bicchiere pieno di un liquido color dell'ambra, poi aprì la porta, s'inoltrò con passo fermo fra le trincee che difendevano la capanna e si fermò sull'orlo della gran rupe, alla cui base ruggiva furiosamente il mare. Stette là alcuni minuti colle braccia incrociate, fermo come la rupe che lo reggeva, aspirando con voluttà i tremendi soffi della tempesta e spingendo lo sguardo sullo sconvolto mare, poi si ritirò lentamente, rientrò nella capanna e si arrestò dinanzi all'armonium.
- Quale contrasto! - esclamò. - Al di fuori l'uragano e qua io! Quale il più tremendo?
Fece scorrere le dita sulla tastiera, traendo dei suoni rapidissimi e che avevano qualche cosa di strano, di selvaggio e che poi rallentò, finché si spensero fra gli scrosci delle folgori ed i fischi del vento.
Ad un tratto volse vivamente il capo verso la porta lasciata semiaperta. Stette un momento in ascolto, curvo innanzi, cogli orecchie tesi, poi uscì rapidamente, spingendosi fino sull'orlo della rupe.
Al rapido chiarore di un lampo vide un piccolo legno, colle vele quasi ammainate, entrare nella baia e confondersi in mezzo ai navigli ancorati. Il nostro uomo accostò alle labbra un fischietto d'oro e mandò tre note stridenti; un fischio acuto vi rispose un momento dopo.
- È lui! - mormorò con viva emozione. - Era tempo!
Cinque minuti dopo un essere umano, avvolto in un ampio mantello grondante d'acqua, si presentava dinanzi alla capanna.
- Yanez! - esclamò l'uomo dal turbante, gettandogli le braccia al collo.
- Sandokan! - rispose il nuovo venuto, con un accento straniero marcatissimo. - Brr! Che notte d'inferno, fratellino mio.
- Vieni!
*

il 21 agosto 1862 Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgari nasceva a Verona
quest'anno si celebra il centenario della sua morte (Torino, 25 aprile 1911).

Le Tigri di Mompracem, la cui versione originale nel 1883 è pubblicata a puntate come La tigre della Malesia sul quotidiano "La Nuova Arena" di Verona, è edito nel 1900.

11 aprile 2011

lullaby

Good evening, good night,
With roses adorned,
With carnations covered,
Slip under the covers.
Tomorrow morning, if God wants so,
you will wake once again.

Good evening, good night.
By angels watched,

Who show you in your dream
the Christ-child′s tree.
Sleep now peacefully and sweetly,
see the paradise in your dream.


Lullaby and good night,
With roses bedight,
With lilies o'er spread
Is baby's wee bed.
Lay thee down now and rest,
May thy slumber be blessed.

Lullaby and good night,
Thy mother's delight,
Bright angels beside
My darling abide.
They will guard thee at rest,
Thou shalt wake on my breast.



(Wiegenlied: Guten Abend, gute Nacht o "Good evening, good night: Op. 49, No. 4 del 1868 di Johannes Brahms, conosciuta anche come la ninnananna di Brahms)
*
Nora letterpress realizza inviti per battesimi e piccole bomboniere composte da libretti con poesie, incisioni, disegni e motivi decorativi, curando il progetto originale, sia su indicazione che fornendo una propria proposta.

21 marzo 2011

18 marzo 2011

15 marzo 2011


Isabella was a pleasant suprise for panther ridge Conservation center. Her mom Tia was not feeding her, so Isabella needed to be hand reared by the volunteers at Panther Ridge Conservation center.This video was taken Nov 2009,

08 marzo 2011

tecnica del tatto "Tellington-Jones"

















http://www.tellingtonttouch-network.ch/ttouch-gatti
http://sarahsuricat.blogspot.com/

07 marzo 2011

Drowning by Numbers


Peter Greenaway

06 marzo 2011

paper doll stop animation







video di Indiemotronic con paper doll di Emily Winfield

02 marzo 2011

Grey Gardens













meow

Lillian playing with an abstract thought, limited edition 8.5x11 

print by Matte Stephens 




Irving ponders the nature of consciousness



01 marzo 2011

28 febbraio 2011

letterpress

studio

lo studio

26 febbraio 2011

meow

cat versus human by Yasmine

meow

cat versus human by Yasmine

amarcord

24 febbraio 2011

la gelosia non è più di moda


(foto in b/n by John French)

23 febbraio 2011

22 febbraio 2011

la titolare

(foto in b/n John French + gattini che parlano  posted by franticmeerkat)

21 febbraio 2011

20 febbraio 2011

Alice in wonderland



Nora adora le canzoncine francesi come quelle del 

gruppo Odland (dall'album Ottocento)



The Queen of the Hearts



Nora letterpress studio * 2





















Nora letterpress collabora anche con uno studio di Firenze che si trova nei pressi della collina di San Miniato: è uno spazio piccolo ma ricco di storia, dove si alternano creativi e designer amanti della tipografia vecchio-stile.
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