Sì, ancora la neve
di
Andrea Zanzotto
Sì,
ancora la neve
"Ti
piace essere venuto a questo mondo?"
Bambino:
Sì, perché c'è la STANDA".
Che
sarà della neve
che
sarà di noi?
Una
curva sul ghiaccio
e
poi e poi... ma i pini, i pini
tutti
uscenti alla neve, e fin l'ultima età
circondata
da pini. Sic et simpliciter?
E
perché si è - il mondo pinoso il mondo nevoso –
perché
si è fatto bambucci-ucci, odore di cristianucci, perché si è fatto noi, roba
per noi?
E
questo valere in persona ed ex-persona
un
solo possibile ed ex-possibile?
Hölderlin:
"siamo un segno senza significato":
ma
dove le due serie entrano in contatto?
Ma
è vero? E che sarà di noi?
E
tu perché, perché tu?
E
perché e che fanno i grandi oggetti
e
tutte le cose-cause
e
il radiante e il radioso?
Il nucleo stellare
là
in fondo alla curva di ghiaccio,
versi
inventive calligrammi ricchezze, sì,
ma
che sarà della neve dei pini
di
quello che non sta e sta là, in fondo?
Non
c'è noi eppure la neve si affisa a noi
e
quello che scotta
e
l'immancabilmente evaso o morto
evasa
o morta.
Buona neve, buone ombre, glissate glissate.
Ma
c'è chi non si stanca di riavviticchiarsi
graffignare
sgranocchiare solleticare,
di
scoiattolizzare le scene che abbiamo pronte,
non
si stanca di riassestarsi
-
l'ho, sempre, molto, saputo -
al
luogo al bello al bel modulo
a
cieli arcaici aciduli come slambròt cimbrici
al
seminato d'immagini
all'ingorgo di tenebrelle e stelle edelweiss
al
tutto ch'è tutto bianco tutto nobile:
e
la volpazza di gran coda e l'autobus
quello
rosso sul campo nevato.
Biancaneve biancosole biancume
del mio vecchio io. Ma presto i bambucci-ucci
vanno
al grande magazzino
-
ai piedi della grande selva -
dove
c'è pappa bonissima e a maraviglia
per
voi bimbi bambi con diritto
e
programma di pappa, per tutti
ferocemente
tutti, voi (sniff sniff
gran gnam yum yum slurp slurp:
perché
sempre si continui l'"umbra fuimus fumo e fumetto"):
ma
qui ahi colorini più
o meno truffaldini plasmon nipiol auxol lustrine e figurine
più
o meno truffaldine:
meglio
là, sottomano nevata sottofelce nevata...
O
luna, ormai,
e perfino magnolia e perfino
cometa
di neve in afflusso, la
neve.
Ma
che sarà di noi?
Che sarà della neve, del giardino,
che
sarà del libero arbitrio e del destino
e
di chi ha perso nella neve il cammino
(e
la neve saliva saliva - e lei moriva)?
E che si dice là nella vita?
E
che messaggi ha la fonte di messaggi?
Ed
esiste la fonte, o non sono
che
io-tu-questi-quaggiù
questi
cloffete clocchete ch ch
più
che incomunicante scomunicato tutti scomunicati? Eppure negli alti livelli
sopra
il coma e il semicoma e il limine
si
brusisce e si ronza e si cicala-ciàcola
-
ancora - per una minima e semiminima
biscroma
semibiscroma nanobiscroma
cose
e cosine
scienze
lingue e profezie
cronaca
bianca nera azzurra
di
stimoli anime e dèi,
libido
e cupìdo e la loro
prestidigitazione
finissima;
è così, scoiattoli afrori e fiordineve in frescura
e
"acqua che devia
si
dispera si scioglie s'allontana"
oltre
il grande magazzino ai piedi della selva
dove
i bambucci piluccano zizzole...
E
le falci e le mezzelune e i martelli
e
le croci e i designs-disegni
e la nube filata di zucchero che
alla psiche ne vie?
E
la tradizione tramanda tramanda fa passamano?
E
l'avanguardia ha trovato, ha trovato?
E
dove il fru-fruire dei fruitori
nel
truogolo nel buio bugliolo nel disincanto,
dove,
invece, l'entusiasmo l'empireirsi l'incanto?
Che
si dice lassù nella vita,
là
da quelle parti là in parte;
che
si cova si sbuccia si spampana
in
quel poco in quel fioco
dentro la nocciolina dentro la mandorletta?
E i
mille dentini che la minano?
E
il pino. E i pini-ini-ini per profili
e
profili mai scissi mai cuciti
ini-ini
a fianco davanti
dietro
l'eterno l'esterno l'interno (il paesaggio)
dietro
davanti da tutti i lati,
i
pini come stanno, stanno bene?
Detto
alla neve: "Non mi abbandonerai mai, vero?"
E
una pinzetta, ora, una graffetta.