l pirata continuò a bere senza più numerare i bicchieri, ingollando il wisky come fosse semplice acqua, abbandonandosi a una terribile ebbrezza che diventava per lui un sollievo, alternando alle parole insensati scrosci di risa.
- Marianna! - gridava egli alzando le braccia come cercasse di afferrarla e tentando di abbandonare la seggiola. - Marianna, aspetta ancora, che i miei pirati abbiano bevuto sangue, poi verrò da te. Aspetta che le polveri bagnate dal wisky sieno asciutte, che le scimitarre sieno lucenti, e poi ti raggiungerò a dispetto del lord, poi sarò tuo come tu sarai mia... Sì, sì, io verrò a Labuan che dovrà fremere al mio avvicinarsi e accompagnato dal corteo dei fantasmi che chiedono vendetta, che chiedono sangue... Io sono forte, sono l'aquila di Mompracem, il dio dei miei pirati... aspetta ancora, io vengo.
Sandokan cercò di rizzarsi poi si mise a ridere d'un riso stupido e continuò a bere.
- Verrò dove tu vorrai, amor mio - continuò egli, - laggiù, in un'isola deserta, in un eden, lontano da questi mari che potrebbero attirarmi, lontano da questi fantasmi che assordano le mie orecchie giorno e notte, lontano dai miei uomini che potrebbero tradirti, che potrebbero ucciderti, avvelenarti, perché io rimanga sempre la terribile Tigre della Malesia!
«Guarda... guarda, Marianna, io ti porterò meco, partiremo soli, di notte...