2.
"Una peluria come di pesca velava l'incarnato delle guance, sul labbro appena un poco più accentuata che sulle gote. Il labbro era breve, e leggermente rialzato su denti d'una squisita bianchezza di mandorla. Perfetta si tendeva la curva del naso, quale freccia in rapido e sicuro volo; brune erano le chiome, piccole le orecchie e aderenti al capo. Ma come terminare, ahimè, tanta enumerazione di giovanili beltà, senza rammemorare e fronte e occhi? (...) ecco che ci colpiscono i suoi occhi pari a viole inumidite, grandi come se l'acqua che le impregna ancora le dilatasse; e la fronte ricurva come superba cupola marmorea, tra i due medaglioni politi delle tempie. Ecco che appena il nostro occhio cade sugli occhi, e sulla fronte, l'estro poetico ci assale."
"Una peluria come di pesca velava l'incarnato delle guance, sul labbro appena un poco più accentuata che sulle gote. Il labbro era breve, e leggermente rialzato su denti d'una squisita bianchezza di mandorla. Perfetta si tendeva la curva del naso, quale freccia in rapido e sicuro volo; brune erano le chiome, piccole le orecchie e aderenti al capo. Ma come terminare, ahimè, tanta enumerazione di giovanili beltà, senza rammemorare e fronte e occhi? (...) ecco che ci colpiscono i suoi occhi pari a viole inumidite, grandi come se l'acqua che le impregna ancora le dilatasse; e la fronte ricurva come superba cupola marmorea, tra i due medaglioni politi delle tempie. Ecco che appena il nostro occhio cade sugli occhi, e sulla fronte, l'estro poetico ci assale."
Virginia Woolf, Orlando (1928)
illustrazione di Camilla Engman