La Tigre della Malesia, dopo di aver sorseggiato qualche tazza di the che usava come fosse un Chinese di Canton, si sedette dinanzi al tavolo più cupo che mai. Con mano nervosa fece saltare i tappi di una mezza dozzina di bottiglie di wisky, la sua bevanda prediletta e che usava senza parsimonia.
Si mise a bere con una specie di rabbia, vuotando un dopo l'altro parecchi bicchieri quasi avesse l'intenzione di soffocare la gelosia che lo rodeva e i timori che l'agitavano. Si arrestò al sesto bicchiere.
- Ah! - esclamò con voce sempre più sorda. - Potessi addormentarmi e non risvegliarmi che il dì della partenza. Questo amore mi rode atrocemente; questa impazienza mi uccide!...
Si mise a camminare per la stanza calpestando i tappeti, rovesciando le bottiglie e infrangendo i cristalli ammucchiati negli angoli, poi andò fermarsi dinanzi all'armonium che aprì.
- Darei mezzo del mio sangue per poter cantar pur io una di quelle care canzoni che lei cantava quando languiva vinto e ferito sul letto del dolore. E non è possibile, non mi rammento più nulla. Era una lingua straniera, e quando la udiva mi sembrava di essere ebbro... ah! come eri bella allora, come eri divina Marianna!...
Fece scorrere le sue dita sulla tastiera e si mise a suonare cercando rammentarsi qualche nota che non gli fosse del tutto sfuggita, arrestandosi per cercarne qualche altra che non trovava più e tentando ma invano di imitare la voce della napoletana. Dalle note flebili e dolci allora balzò improvvisamente a quelle sorde, cui voleva improntare d'ironia e di sogghigni, poi si mise a suonare rapidamente ciò che gli saltava in capo, quasi volesse stordirsi. Toccò tre o quattro di quelle romanze selvaggie, tutte sue proprie, poi s'arrestò come se un nuovo pensiero l'avesse colpito.
Ritornò al tavoliere colla testa in fiamme e afferrando con mano convulsa un bicchiere lo empì sino all'orlo. Egli guardò attentamente in fondo della tazza.
- Ah! Vedo gli occhi di lei nel fondo della tazza! - esclamò ridendo d'un riso insensato.
La vuotò, la empì e tornò a vuotarla, guardandone sempre il fondo come lo attirasse.
- Ah! Ah! - continuò il pirata che perdeva a poco a poco le facoltà mentali sotto l'ubbriachezza che s'impadroniva di lui. - Ah! Ah! Vedo tutto rosso, tutto sangue!... Avanti, fantasmi, avanti, venite a sedere di fronte a me, là, bevete, bevete... il liquore arde ma addormenta, il mondo sembra un sogno dorato, sì, tutto un sogno dorato... bevete, bevete che le giacche rosse dormono anch'esse, bevete, bevete che dorme anche la Perla!...