Il cielo era sereno e il mare calmo come l'olio, però al sud apparivano certe nuvolette di una tinta particolare e di una forma strana, che non promettevano nulla di buono. Sandokan che oltre essere un cannocchiale vivente poteva chiamarsi un barometro vivente, fiutò qualche perturbamento atmosferico non troppo lontano. Tuttavia non se ne inquietò, prima conoscendo le buone qualità nautiche del suo legno che aveva lottato più volte coi più terribili cicloni, poi deciso di tutto sfidare purché approdare il più presto che fosse possibile a Labuan, dove i più forti motivi lo spingevano.
- Se alcuna forza umana fu mai capace di arrestarmi, meno ancora mi arresterà la tempesta - diss'egli al Portoghese. - Mi sento tanto forte nella passione da sfidare anche la natura.
- Credi che avremo tempesta? - chiese Yanez.
- Sì, fratello mio, e una tempesta che se non m'inganno ci farà rollare terribilmente.
- E non la temi?
- Temerla! Come posso temerla, quando Marianna m'aspetta, quando Marianna corre un pericolo? Vedi, Yanez, sono ammalato, ma atrocemente ammalato e a segno, che se io avessi a perdere la cara giovanetta, mi suiciderei. Ho la gelosia che mi avvelena il sangue, mi sembra avere mille serpi che rodano il cuore, mi sembra avere un vulcano qua, in mezzo al petto e che mi faccia ribollire il sangue. Bisogna che la faccia mia, come tu vedi, perché io possa guarire e la farò. Non mi fanno paura né le loro navi, né le loro forze, solo ho paura dei tradimenti, ma mi sento tanto forte e le forze mi vanno così crescendo man mano che mi avvicino a Labuan e che la passione ingigantisce da sfidarli.