Dell'uragano che minacciava scoppiare seriamente, e che in quei mari sa infuriare e ben terribilmente, non se ne inquietavano di troppo. Abituati, sino dall'infanzia, a quei pericoli, che essi chiamavano di seconda classe, abituati a combatterli a bordo dei prahos, se ne ridevano. Tutto sarebbe terminato con qualche vela lacerata e dei buoni colpi di mare, un nulla infine che non avrebbe impedito di andarsene a Labuan e di approdarvi all'indomani al calar del sole.
Il vento accrebbe di velocità dopo il mezzodì quando si trovavano a una ventina di miglia da Mompracem, segno infallibile che la tempesta, che andava formandosi al sud, cominciava a predisporsi per iscoppiare o alla notte o all'indomani. Le nubi piccine e che potevano essere sfuggite a più di qualche occhio alla mattina, cominciarono con una mossa che avrebbe sembrato impercettibile a levarsi sull'orizzonte prendendo una tinta fosca e distendendosi su larga zona.
Chiunque, nel vederle, si sarebbe affrettato a virar di bordo e cacciarsi prudentemente in qualche sicura baia aspettando che tutto fosse passato, ma Sandokan quantunque si trovasse a sole venti miglia da Mompracem, ove sapeva di trovar un rifugio più che sicuro, non lo pensò nemmeno e meno ancora lo pensarono i suoi uomini che avevano cieca fiducia in lui. Lo aveva detto che né gli uomini né le tempeste di tutto il globo lo avrebbero arrestato ed era uomo da mantenere la parola.
Che importava se il vento ruggiva, se il mare si gonfiava, se il prahos rollava e beccheggiava, se perdeva vele e alberi, quando lei era là, quando forse lo aspettava, quando si correva pericolo di non ritrovarla più mai?