La notte era oscura e sempre tempestosa. Il vento ruggiva sotto le oscure boscaglie, torcendo in mille guise i rami, strappando le foglie, piegando o sradicando gli alberi e la folgore guizzava fra le nubi accompagnata da formidabili tuoni. Era una vera notte d'inferno, propizia per tentare un audace colpo di mano sulla villa, se gli uomini dei prahos vi fossero stati.
I due pirati battevano rapidamente in ritirata senza curarsi della pioggia, della folgore che scendeva dal cielo ogni minuto, e degli alberi che potevano fiaccarli nella loro strepitosa caduta. Preso il sentiero che li aveva poco prima guidati alle palizzate del parco, si allontanavano con passo silenzioso e quasi furtivo, senza scambiarsi una parola, ma coll'occhio in guardia e le mani sulle carabine, dirigendosi all'ovest.
Non volevano allontanarsi troppo da quei luoghi per vegliare attentamente sulla giovanetta e sugli Inglesi, ma volevano tuttavia porre una certa distanza fra sé stessi e la villa per isventare qualsiasi inseguimento e per non correre rischio di essere scoperti.
Il pirata camminava innanzi guardandosi dai rami che cadevano a ogni istante spezzati dal vento che continuava a ruggire tremendamente, dalle frutta che precipitavano al suolo rimbalzando e spaccandosi e dagli alberi che scossi furiosamente minacciavano di cadere.