cacciandosi in mezzo ai boschi per far perdere le loro traccie nel caso che agli Inglesi saltasse il ticchio di seguirle. Sandokan, stimando essere la distanza più che sufficiente per non venire scoperti, si arrestò.
Tagliate tre o quattro gigantesche foglie d'arecche e sovrappostele a due bastoni messi orizzontalmente, in maniera da formare un tetto, vi si cacciarono tutti e due sotto coricandosi in mezzo a folte erbe a mala pena umide.
- Odi questo fragore? - chiese Sandokan dopo qualche istante di silenzio. - Sì - rispose il Portoghese. - Deve essere una raffica che sta per capitare. - No, è il mare, Yanez. Orsù, con simile tempo non è possibile che i prahos possano
approdare: dormiamo. Chi sa che domani Giro Batoë e Paranoa non sieno al fiumicello.
I due pirati accomodatisi alla meglio, chiusero gli occhi e mentre gli elementi si scatenavano al di fuori curvando tutte le foreste, si addomentarono, non ostante la umidità che li irrigidiva.
I due pirati accomodatisi alla meglio, chiusero gli occhi e mentre gli elementi si scatenavano al di fuori curvando tutte le foreste, si addomentarono, non ostante la umidità che li irrigidiva.
La notte non fu senza dubbio buona con tutto quel diavolìo, con quei ruggiti ognor più formidabili del vento, quei crepitii degli alberi schiantati ruinanti al suolo, quel gemere dei rami contorti e quella pioggia che non cessava dal cadere, trapelando anche fra le foglie della misera tettoia. Tuttavia i due pirati dormirono della grossa e si svegliarono a ora assai tarda, verso il mezzodì, nel momento in cui la tempesta, dopo di aver raggiunto la massima intensità, cominciava a scemare.